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Un anno della vita di Florence Green è condensato nelle 180 pagine di questo romanzo.
In quest’anno un sogno si realizza e tramonta, insieme al desiderio di dare una svolta alla sua esistenza di vedova di mezza età in una cittadina sperduta dell’East Anglia: aprire una libreria, investendo i risparmi di una vita. Un’impresa, in un luogo dove sembra che nessuno legga e un’attività commerciale basata sulla cultura appare poco più che bizzarra.
“Sta parlando di cultura?” disse il direttore, con una voce a mezza strada fra la pietà e il rispetto.
“La cultura è per i dilettanti. Non posso gestire il mio esercizio in perdita. Shakespeare era un professionista!”.
In quella zona paludosa, in cui la vita degli abitanti è regolata da abitudini e pettegolezzi, la nuova attività porta uno scompiglio indesiderato.
“La città stessa era un'isola fra mare e fiume, pronta a brontolare e a ritirarsi dentro se stessa non appena sentiva il freddo”
L’ostinazione di Florence si scontra con diverse resistenze
“Chiuse gli occhi, in breve, fingendo per un po’ che gli esseri umani non si dividono in sterminatori e sterminati, con i primi che predominano, in qualunque momento”.
Pagina dopo pagina, lo stile essenziale ed elegante dell’autrice ci accompagna verso una resa che la stessa Florence considera inevitabile.
“Non le dispiacque tanto quanto si era aspettata. Era la sconfitta, ma la sconfitta è accolta meno male quando si è stanchi”.
La storia lascia un gusto amaro, quel senso di incompiutezza che hanno i sogni quando la realtà irrompe.
“A Flintmarket prese il 10.46 per Liverpool Street. Mentre il treno usciva dalla stazione se ne stette col capo chino per la vergogna, perché la città dove era vissuta per quasi dieci anni non aveva voluto una libreria”.
In quest’anno un sogno si realizza e tramonta, insieme al desiderio di dare una svolta alla sua esistenza di vedova di mezza età in una cittadina sperduta dell’East Anglia: aprire una libreria, investendo i risparmi di una vita. Un’impresa, in un luogo dove sembra che nessuno legga e un’attività commerciale basata sulla cultura appare poco più che bizzarra.
“Sta parlando di cultura?” disse il direttore, con una voce a mezza strada fra la pietà e il rispetto.
“La cultura è per i dilettanti. Non posso gestire il mio esercizio in perdita. Shakespeare era un professionista!”.
In quella zona paludosa, in cui la vita degli abitanti è regolata da abitudini e pettegolezzi, la nuova attività porta uno scompiglio indesiderato.
“La città stessa era un'isola fra mare e fiume, pronta a brontolare e a ritirarsi dentro se stessa non appena sentiva il freddo”
L’ostinazione di Florence si scontra con diverse resistenze
“Chiuse gli occhi, in breve, fingendo per un po’ che gli esseri umani non si dividono in sterminatori e sterminati, con i primi che predominano, in qualunque momento”.
Pagina dopo pagina, lo stile essenziale ed elegante dell’autrice ci accompagna verso una resa che la stessa Florence considera inevitabile.
“Non le dispiacque tanto quanto si era aspettata. Era la sconfitta, ma la sconfitta è accolta meno male quando si è stanchi”.
La storia lascia un gusto amaro, quel senso di incompiutezza che hanno i sogni quando la realtà irrompe.
“A Flintmarket prese il 10.46 per Liverpool Street. Mentre il treno usciva dalla stazione se ne stette col capo chino per la vergogna, perché la città dove era vissuta per quasi dieci anni non aveva voluto una libreria”.