Community Reviews

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100 reviews
April 17,2025
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I mostly read this because I really loved The Cider House Rules, definitely one of my favorite books, and I wanted to read more of Irving's writing. Not sure I enjoyed this one as much. I did enjoy the writing but the book felt long and it was a little slow moving and took me a while to force myself to get through. I didn't find myself eager to keep reading to find out what happened next. It also jumped around a lot which isn't necessarily bad but I think it just added to this languid reading pace. I think I couldn't enjoy it in part because I've moved past being religious at this point in my life so a book whose central theme is one of faith is going to not be something I feel viscerally invested in. I enjoyed the characters and clearly Owen and Hester are fantastic but I think as someone who isn't religious it still feels hard to empathize with what Owen did. The choices he makes to see things through at the end, he didn't have to do that and he didn't even try to change the outcome and it was kind of frustrating to be quite honest. I don't think the book is bad, I think mostly my rating relates to my own lack of enthusiasm about reading a book centered around faith and religion to be honest, and a feeling that the pacing of the book was slow.
April 17,2025
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I'm sure you can read a million reviews about this book. It seems to be many people's favorite. Let me just say that I have read 5 or 6 John Irving books, and this is the only one that is much more than a good story. About 10 years ago I was assisting a photography class for adults, and one of the particpants, a minister, saw that I was reading this book. He said that A prayer for Owen Meany had more to say about the nature of God than anything he had ever read. We had a fabulous conversation about the book. I am basically an atheist, without the anti-god feeling that sometimes implies, yet despite our religious differences, we took exactly the same things away from this story. It's a powerful narrative.
April 17,2025
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Come un disegno di Escher


Avvertenze.

Prima di iniziare questo romanzo, siete pregati di munirvi del seguente Book-kit:

-Un vasto, quanto variegato campionario di espressioni facciali, da sfoggiare di pari passo con le molteplici emozioni di queste quasi 600 pagine. C'è di tutto, ma proprio tutto; dalla faccia angosciata a quella incredula, da quella divertita a quella intimamente commossa, da quella riflessiva a quella estasiata, e così via.

- Google o Wikipedia a portata di mano.
Il contesto politico e religioso di questa storia, se banalmente interpretato, produce una superficiale comprensione del testo, che può scaturire sì, in recensioni negative, ma avallate da tiepide argomentazioni legate all'anti-americanismo dell'autore, o all'effetto catechesi del libro. Viceversa, se letto con una sensibilità appena sufficiente,(che mi rendo conto non è cosa da tutti avere), fa l'effetto di voler andare oltre ciò che c'è scritto, e se si ha un computer vicino, fa venir voglia di documentarsi.

-Ultima cosa, fondamentale, portatevi a casa un amico di vecchia data che al momento in cui chiudete il libro, vi prenda a schiaffi ripetutamente e vi dica con voce ferma e decisa: "RASSEGNATI!!-I-PERSONAGGI-DI-QUESTA-STORIA-NON-ESISTONO.-I-PERSONAGGI-DI-QUESTO-LIBRO-SONO-IRREALI.-I-PERSONAGGI-DI-QUESTO-ROMANZO-NON-SONO-VERI-E-NON-SONO-NEPPURE-I-TUOI-VICINI-DI-CASA.
Per un effetto più convincente, badate a che il vostro amico sia dotato di abbondante dialettica, in modo da potervi consolare e allo stesso tempo riportarvi alla realtà della vostra banale e misera vita.

Detto questo, dichiaro aperta la lettura.
Nel mio caso, trattasi di una rilettura, fatta a distanza di nove anni dalla prima (implicito ringraziamento + applauso in onore della mia migliore amica, che oltre alla dedica stra-personalizzata ha pensato bene di scrivere bello in grande anche la data).

All'epoca avevo trovato questo romanzo magnifico.
Attualmente lo trovo oltre che splendido, corposo, struggente e profondo, e siccome non ho voglia di aprire il dizionario dei sinonimi e contrari, mi fermo qui, tanto avete capito. :)

Il mio debito con Irving è lampante.
E' come se nel 2002 mi fossi sfilata di dosso la mia sciarpa preferita, e gliel'avessi data in pegno. Ed è come se l'altro giorno ci fossimo incrociati per caso al bar e me l'avesse restituita. In un baleno riconosco la sciarpa, la trama larga e confortevole della lana, ricordo con precisione perché era la mia preferita. L'odore è sempre quello, il contatto della lana sulla pelle è il medesimo di allora, pungente quanto basta per ricordarmi che ce l'ho addosso.

Se dovessi dare, in occasione di questa mia seconda rilettura, un altro pegno a Irving, gli darei un forte senso di arricchimento unito a una gloriosa soddisfazione, assolutamente certa che a una terza rilettura, le sensazioni mi verrebbero restituite intatte come adesso.

Chi ha letto le mie recensioni nel tempo, saprà per esempio che ho una smodata passione per Haruki Murakami.
Il tentativo di cercare di capire quale sia l'elemento comune che mi rende piacevole allo stesso modo il classicismo romanzesco di Irving, e la delicatezza orientaleggiante di Murakami, mi ha portato a fare una considerazione generale sugli scrittori.

Esistono penne fortunate (veramente poche), che ti fanno innamorare.
Ma è l'oggetto amato che fa la differenza.
Murakami ad esempio , ti fa innamorare di sé.
Ogni sua frase, è intrisa del suo modo di vedere le cose, della sua costanza e della sua logica fluida. Alla fine di ogni suo libro, vorresti sposarlo. Lui, non i suoi personaggi.
Irving ti fa innamorare dei protagonisti dei suoi romanzi.
A suo modo, è un piccolo Tolkien; manca solo che metta una cartina geografica all'inizio del libro e hai l'impressione che le storie che racconta, siano popolate da personaggi fisici, reali, che puoi andare a trovare seguendo, neanche tanto pedissequamente la cartina.

In questo libro tutto torna.
Per 590 pagine, si assiste al movimento perpetuo di miniature che sono causa ed effetto di altrettanti tasselli finemente cesellati.

E' Irving stesso che svela a chi lo sa cogliere, il segreto della sua bravura:

"Un buon libro è sempre in moto: dal generale al particolare, dalle parti al tutto e viceversa, avanti e indietro." (Pag. 316)

Esattamente come con le scale di Escher. Un fluire continuo e circolare, ipnotizzante quanto basta per riuscire a crederci. Irving non lascia niente al caso.
E se tutti, con un pizzico di fantasia, siamo bravi a inventare una trama complessa, ciò che eleva Irving e ne fa uno scrittore con gli attributi, è la sua capacità di contestualizzare la storia, proprio attraverso quelle farciture ecclesiastiche e politiche, che per i pressapochisti rallentano invece la lettura.

Sono proprio i "paesaggi di sfondo" che impreziosiscono la storia.

Sarebbe decisamente banale descrivere e raccontare Owen, un piccolo grande uomo che corre dietro il suo destino, "scontornato" dagli eventi del suo Paese. Sarebbe banale ma non lo è.
Perché Irving gli ha donato l'arguzia e la sagacia di criticare la società in cui vive, con riflessioni che hanno la stessa profondità delle venature del granito a cui Owen è tanto legato.

Senza pretendere di essere informati sui fatti passati o presenti, basterebbe ad esempio, saper cogliere la genialità dietro il paragone tra l'America e una diva come Marilyn Monroe.

"Lei era come il nostro Pese: non più tanto giovane, ma neanche vecchia; un po' avventata. Molto bella, forse un tantino stupida, forse più intelligente di quanto non sembrasse. Ed era in cerca di qualcosa, credo che volesse essere buona. Guarda gli uomini della sua vita: Joe Di Maggio, Arthur Miller, forse i Kennedy. Guarda quanto desiderabile era lei! Ecco cos'era: era desiderabile. Era spiritosa e sexy, ed era anche vulnerabile. Non era mai del tutto felice, era sempre un tantino sopra peso. Era proprio come il nostro Paese."

Basterebbe saperne "vedere" la sempreverde attualità.
Se io non vi dicessi che stiamo parlando di Marilyn e dell'America anni '60, poteste tranquillamente pensare che parlo dell'Italia, come di qualsiasi altro Paese sufficientemente in crisi tra storia e politica.
Mentalmente ho persino provato ad applicare il parallelismo. Peccato che la prima faccia che mi sia venuta in mente pensando all'Italia, sia stata quella di Maurisa Laurito, sforzandomi quella della Ferilli.

Ma ritornando a noi, lettori attenti, e a Irving, sarebbe stato ugualmente banale raccontare della fede assoluta di un ragazzino stravagantemente intelligente, se lo scrittore non ci avesse fatto capire altrettanto bene, attraverso le parole di Owen, che a prescindere dal nostro essere credenti, atei, agnostici, o semplicemente distratti, l'insegnamento universale( come se non fosse già abbastanza schiacciante l'evidenza che il credere o il non credere in qualcosa, è una scelta che facciamo tutti i giorni, a seconda della convenienza), è molto più semplice.

Cioè che "se ci tieni a qualcosa lo devi proteggere. Se sei tanto fortunato da trovare un modo di vita che ami, devi anche trovare il coraggio di viverlo."

E quindi, alla fine, quante stelline si possono dare a un libro del genere? Ovviamente, il massimo, qualunque esso sia; il massimo più una. Che idealmente con l'anima in ginocchio dedichiamo al piccolo grande Owen.

Owen e il suo senso dell'amicizia.
Owen e l'amore dietro le parole.
Owen e la memoria dei sentimenti altrui.

[Noce Moscata e l'overdose da Owen]

Owen e i dubbi che lo rendono umano e più vicino a Dio.
Owen e la sua fede.
Owen dopo la fine di tutto.
Owen dopo la fine del libro.
Owen che manca come l'aria.

[Noce Moscata e l'astinenza da Owen]

Non posso che augurarvi Buon Owen a tutti.
Non vi preoccupate se non sono rose e fiori.
Probabilmente sarà granito, e quindi, fortunatamente, "ad imperitura memoria".
April 17,2025
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11 year old Owen Meany doesn't believe in mistakes, so when he hits the baseball which causes his best friend Johnny Wheelwright's mother's death , he begins to see himself as an " instrument of God." This coming of age tale of the two boys growing up in a small town in 1950's New Hampshire, is a worthy modern classic about friendship and faith. Owen (though beloved) is described as a small, strange boy with a croaky voice and when he glimpses the exact date and circumstance of his death while performing in a slipshod local production of Scrooge, it becomes impossible not to wonder how the story will turn out. Irving is a writer who knows the implicit importance of a first line and the one here is famous.
"I am doomed to remember a boy with a wrecked voice--not because of his voice, or because he was the smallest person I ever knew, or even that he was the instrument of my mother's death, but because he is the reason I believe in God ; I am a Christian because of Owen Meany."
I really loved both the beginning and ending of this 600+ page book, but like others felt that the middle got bogged down with religious ( scriptural) and political ( surrounding the Vietnam War) tirades.
I'm giving the book 3.5 stars , although I have an inkling I will not feel the least bit doomed by remembering it for a good long while.
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