I might not read any other authors apart from Charles Willeford for awhile. This guy. Man.
I enjoyed this just as much as Miami Blues even though I only gave it 4 stars versus the 5 I gave to MB. The crime-solvey bit that frames the middle parts is a little meh compared to that of MB, but man oh man the middle parts of this book. Shiiiiiiiiiiiiiiit. I burst out laughing at least three times, and if Hoke Moseley's sex talk with his daughters could be turned into a 2 minute play, I would see the damn thing every single night.
There are only 2 more Hoke Moseley books remaining, so I'm going to read a stand alone Willeford next so I can make Hoke last just a little longer.
Never before in the annals of crime fiction has a detective used a demand for anal sex as an investigative tool...and where hemorrhoids (I cannot fucking spell) are used as a plot device. This may be the only story in which a cop lets someone get away with murder because he needs an apartment. This is my second and probably last book by Charles Willeford. It was fun while it lasted.
Secondo capitolo della serie dedicata a Moseley, che si legge sempre con piacere. Hard boiled americano allo stato puro, con il sergente incasinato e pure parecchio maneggione protagonista che alla fine non si ama, ma si fa apprezzare. Anche perché il suo personaggio da poliziotto maledetto, con la dentiera che balla e i panni sudati e stropicciati, questa volta ha uno sviluppo inatteso. Innanzitutto: Moseley troverà casa a Miami - indispensabile per far parte della polizia. Come, lo scoprirete all'ultima pagina. Oltretutto, recupererà parte del suo stipendio, perché la moglie gli rispedisce le figlie (niente mantenimento, quindi) dopo essersi trasferita altrove. Non bastassero le due eredi a dargli autorità come pater familia, pure la collega Sanchez si metterà in una situazione per cui dovrà chiedere riparo al buon Moseley. Che oltretutto, ha più di un caso da risolvere. Mica male come carne al fuoco. Ma Willeford sa brasare per bene il lettore e alla fine l'apprezzamento è assicurato.
Enjoyably rambly story of something like an investigation, but maybe more of a character study set in the seedier areas of Miami. Willeford has a sly humor he gets in there often, and his lead character, police sergeant Moseley, is amusingly realistic, shall we say, in how he goes about solving crimes and thinking about the world.
For better or worse, this book is quite masculine. The story focuses on Hoke's personal life and relationships more than the criminal aspect, and that's fine because I found the chaos of his circumstances to be absorbing. In reading Willeford, there seems to be a shocking twist to the plot that is executed effectively. Good Read.
This second Hoke Mosely book is interesting. It's kind of all over the place, which is probably the point. Instead of streamlining the story and focusing on one case the way most cop novels do, it detailed or talked about every case Mosely was working on and feels meandering. It's a more realistic look at the life of a detective, and I give Mosely major credit for this, but again, there's too much going on here.
But Willeford was a true talent, and Hoke Mosely is an interesting character. Four stars.
The Cuddly Willeford, but it's still a scary world. I laughed out loud multiple times by myself reading this, just as I did with its dark twin Grimhaven. It's been interesting to watch Willeford remix material from that book, a joke too pitch black to get published, across New Hope and Sideswipe (reading now) in slightly more palatable form.
A cop and his people in 80’s Miami. There was some good slice of life stuff here, and I didn’t find the narrative (such that it was) entirely unengaging, but two weeks after I read it I can’t remember anything that really happened, which usually isn’t a great sign.
Soffre un po' dell'età, questo poliziesco. Scritto negli anni '80, i riferimenti alle discriminazioni razziali, al matrimonio, al ruolo della donna sono invecchiati malamente. Scorre facilmente però, ed è anche piuttosto semplice provare simpatia per questo protagonista poco ortodosso ma generoso. Il tutto è poco realistico, credo, ma non pretende di essere un romanzo verista, quindi va bene anche così. 3,5
Secondo capitolo della Tetralogia di Miami sempre con Hoke Moseley, detective della Omicidi.
Se, come ci ricorda Willeford in apertura di romanzo, CAOS è l’acronimo per definire la città di Miami: C come corsie, A come Autostrade, O come ostacoli e S come svincoli, lo stesso si può dire della vita di Hoke: un vero casino.
Le quotidianità di quest'uomo, che per lavoro deve fare indagini - qui è incaricato di risolvere vecchi casi in poco tempo -, viene sempre scombussolata da qualche evento privato come, ad esempio, la ricerca di una casa stabile per non essere cacciato dal Dipartimento. E poi ancora l'inaspettata ricomparsa delle due figlie minorenni scaricate dalla ex moglie. E, tanto per non lasciargli il tempo di riposare, ci si mette anche un'incresciosa situazione della sua collega.
L'aspetto poliziesco, dunque, è sì presente ma non è il fulcro del romanzo. Anzi, piuttosto marginale. È Molto più divertente assistere alla vita privata del detective - e al suo nuovo rapporto con le figlie ritrovate: essenziale, diretto e senza fronzoli, anche quando affronta l'argomento sesso -, perché ammanta tutto di un piacevole realismo.
Per quanto incasinato, Hoke ha una calma tutta sua che lo porta ad agire per il meglio, o comunque fa il meglio che può per gestire quel che gli capita, nel lavoro e fuori. Sa gestire le persone e i casi, è uno concreto, non è interessato alla carriera, e quando ci si mette sa fare il bastardo.
Secondo libro (di quattro) della serie dedicata al detective Hoke Moseley.
Il protagonista è il principale punto di forza del libro. Perfetto anti-eroe hard-boiled: cinico, squattrinato, perennemente nei guai, che cerca di cavarsela alla meno peggio. Willeford lo rende un personaggio realistico e memorabile, con una profondità psicologica rara nel genere.
A differenza di molti noir, qui non c’è un’indagine lineare con un grande colpo di scena finale. Il caso principale si sviluppa quasi in secondo piano, l’omicidio è solo un pretesto per esplorare la vita di Hoke e il suo rapporto con il mondo che lo circonda. Il ritmo è più riflessivo, con scene che sembrano scollegate dall'indagine principale.
Un hard-boiled fuori dagli schemi, dove il crimine è solo un pretesto per esplorare il degrado della società e la vita di un detective fallito. Willeford offre uno sguardo spietato e realistico su Miami e su un protagonista lontano dai cliché del genere.