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April 17,2025
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Che brutta cosa sono i pregiudizi ed io ne avevo tantissimi riguardo ad Elizabeth von Armin.
Tutto ciò fino ad oggi.
Chiudo il libro con una certa soddisfazione perché questa lettura è risultata essere veramente piacevole.

Un diario che va da maggio ad aprile, e racconta il trasferimento in una residenza di campagna in Pomerania. Un ex convento riconvertito in abitazione.
La passione del giardinaggio non è solo una contemplazione estetica ma anche una dimensione di solitudine e pace impossibile da esperimentare in una città.

Con ironia descrive le giornate accanto alle tre figlie (la bambina di aprile, la bambina di maggio e la bambina di giugno: più insistenti delle zanzare, che imperversano scatenate intorno a me") ed il marito (L’Uomo della Collera), presenze che spesso intralciano:

” Le ore volano quando me ne sto rinchiusa con quei cataloghi e con il Dovere che ringhia astioso dall’altra parte della porta. Non mi piace il Dovere: ogni cosa come minimo sgradevole si può stare sicuri che è sempre il proprio dovere. Perché non può essere mio dovere compilare liste e fare progetti per il mio caro giardino?
– Ed è così – ho sostenuto con l’Uomo della Collera, quando lui ha protestato per quello che chiamava il mio perder tempo di sopra.
– No – ha replicato lui assennatamente; – no, il tuo giardino non è il tuo Dovere, perché è il tuo Piacere.
Che conforto è mai avere di continuo a mia disposizione un tale pozzo di saggezza! “



La morale borghese impone ed obbliga di attenersi al proprio ruolo;
la donna, in particolare, può fare ciò che le piace nei ritagli di tempo, sempre che ne abbia.

Così da una primavera all’altra Elizabeth scopre il piacere della creazione:
studiare le piante, andare per tentativi ed aspettare il momento della fioritura assieme alla speranza che germogli anche la possibilità per le donne di essere rispettate come esseri unici.


” La gente qui intorno è persuasa che io sia, per metterla nei termini più gentili possibile, oltremodo eccentrica; perché si è sparsa la voce che passo la giornata fuori all’aperto con un libro, e che occhi mortali ancora non mi hanno mai visto cucire o cucinare.”
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” ...dichiaro solennemente che se mai i miei mobili mi infastidissero perché hanno bisogno di essere spolverati quando io voglio fare qualcos’altro, e non ci fosse nessuno che potesse togliere la polvere al posto mio, li butterei tutti quanti nel falò più vicino e me ne starei seduta con grande soddisfazione a scaldarmi le punte dei piedi alle fiamme,..

Questo lo vorrei fare anch’io!
April 17,2025
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Questo è il primo volume di un'ideale trilogia con protagonista Elizabeth. Penso di aver appurato ormai che a me la Von Arnim non piace troppo nei romanzi ma nei libri più autobiografici. Credo che potrei perdermi nelle sue parole anche se leggessi la sua lista della spesa. Ha un lessico molto forbito ed evoca immagini splendide. Ci voleva un libro da divorare in pochi giorni e che mi facesse perdere nei giardini, nei cespugli, nella neve, nel freddo pungente del Nord.
April 17,2025
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Elizabeth von Antrim published this wry, hilarious memoir of her days gardening in Germany about a century ago. The prose is of its time in many ways, as are the politics of class and gender, but Elizabeth's sense of humour, her self-deprecating, honest and clear-eyed reflections on herself, her children, her husband (the Man of Wrath) and her gardeners rendered me almost speechless with laughter.

I became one of those annoying readers who kept interrupting my long-suffering partner's silent reading to read out passages from Elizabeth.

Elizabeth is an unconventional woman in many ways, although she is married to a young German aristocrat and enjoys the leisure of a woman of her class. Still, she's open about (among other things) her ambivalent feelings about her children, the irritations of employing gardeners who go mad, and her own failure to be elegant, removed and sensible.

Perhaps my favourite passage involves Elizabeth's recount of returning to the family home that is now not hers - having passed through inheritance to cousins she's stopped talking to. Her tale of eating sandwiches in the rain, hiding in a wet ditch when a carriage approaches, and breaking and entering into her childhood garden only to be discovered by a young relative who mistakes her for a 'pilgrim' are absolutely hilarious.

Who will like this book? Readers who like gardening and Austen novels, but like a bit of lemon in their tea.
April 17,2025
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Fictional autobiography would be the proper way to describe this book. Elizabeth is snarky and opinionated but in such an adorable way that you can't help but like her. All she wants to do is take care of her large garden and her three young children, and be left alone. She tolerates her husband and refers to him as the "Man of Wrath". He "talks the talk" but Elizabeth doesn't let him "walk the walk". Her oldest baby girl is five, born in April and is appropriately called "The April Baby". The four year old was born in May and the three year old in June, and yes, they are "The May Baby" and "The June Baby". When some escaped cows threaten to trample the garden, the June Baby grabs a stick bigger than herself and holds the astonished cows at bay until help arrives. Little anecdotes like this are scattered throughout and I was pleasantly surprised and entertained. What more can you ask of a book?
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