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Che brutta cosa sono i pregiudizi ed io ne avevo tantissimi riguardo ad Elizabeth von Armin.
Tutto ciò fino ad oggi.
Chiudo il libro con una certa soddisfazione perché questa lettura è risultata essere veramente piacevole.
Un diario che va da maggio ad aprile, e racconta il trasferimento in una residenza di campagna in Pomerania. Un ex convento riconvertito in abitazione.
La passione del giardinaggio non è solo una contemplazione estetica ma anche una dimensione di solitudine e pace impossibile da esperimentare in una città.
Con ironia descrive le giornate accanto alle tre figlie (la bambina di aprile, la bambina di maggio e la bambina di giugno: più insistenti delle zanzare, che imperversano scatenate intorno a me") ed il marito (L’Uomo della Collera), presenze che spesso intralciano:
” Le ore volano quando me ne sto rinchiusa con quei cataloghi e con il Dovere che ringhia astioso dall’altra parte della porta. Non mi piace il Dovere: ogni cosa come minimo sgradevole si può stare sicuri che è sempre il proprio dovere. Perché non può essere mio dovere compilare liste e fare progetti per il mio caro giardino?
– Ed è così – ho sostenuto con l’Uomo della Collera, quando lui ha protestato per quello che chiamava il mio perder tempo di sopra.
– No – ha replicato lui assennatamente; – no, il tuo giardino non è il tuo Dovere, perché è il tuo Piacere.
Che conforto è mai avere di continuo a mia disposizione un tale pozzo di saggezza! “
La morale borghese impone ed obbliga di attenersi al proprio ruolo;
la donna, in particolare, può fare ciò che le piace nei ritagli di tempo, sempre che ne abbia.
Così da una primavera all’altra Elizabeth scopre il piacere della creazione:
studiare le piante, andare per tentativi ed aspettare il momento della fioritura assieme alla speranza che germogli anche la possibilità per le donne di essere rispettate come esseri unici.
” La gente qui intorno è persuasa che io sia, per metterla nei termini più gentili possibile, oltremodo eccentrica; perché si è sparsa la voce che passo la giornata fuori all’aperto con un libro, e che occhi mortali ancora non mi hanno mai visto cucire o cucinare.”
---------
” ...dichiaro solennemente che se mai i miei mobili mi infastidissero perché hanno bisogno di essere spolverati quando io voglio fare qualcos’altro, e non ci fosse nessuno che potesse togliere la polvere al posto mio, li butterei tutti quanti nel falò più vicino e me ne starei seduta con grande soddisfazione a scaldarmi le punte dei piedi alle fiamme,..
Questo lo vorrei fare anch’io!
Tutto ciò fino ad oggi.
Chiudo il libro con una certa soddisfazione perché questa lettura è risultata essere veramente piacevole.
Un diario che va da maggio ad aprile, e racconta il trasferimento in una residenza di campagna in Pomerania. Un ex convento riconvertito in abitazione.
La passione del giardinaggio non è solo una contemplazione estetica ma anche una dimensione di solitudine e pace impossibile da esperimentare in una città.
Con ironia descrive le giornate accanto alle tre figlie (la bambina di aprile, la bambina di maggio e la bambina di giugno: più insistenti delle zanzare, che imperversano scatenate intorno a me") ed il marito (L’Uomo della Collera), presenze che spesso intralciano:
” Le ore volano quando me ne sto rinchiusa con quei cataloghi e con il Dovere che ringhia astioso dall’altra parte della porta. Non mi piace il Dovere: ogni cosa come minimo sgradevole si può stare sicuri che è sempre il proprio dovere. Perché non può essere mio dovere compilare liste e fare progetti per il mio caro giardino?
– Ed è così – ho sostenuto con l’Uomo della Collera, quando lui ha protestato per quello che chiamava il mio perder tempo di sopra.
– No – ha replicato lui assennatamente; – no, il tuo giardino non è il tuo Dovere, perché è il tuo Piacere.
Che conforto è mai avere di continuo a mia disposizione un tale pozzo di saggezza! “
La morale borghese impone ed obbliga di attenersi al proprio ruolo;
la donna, in particolare, può fare ciò che le piace nei ritagli di tempo, sempre che ne abbia.
Così da una primavera all’altra Elizabeth scopre il piacere della creazione:
studiare le piante, andare per tentativi ed aspettare il momento della fioritura assieme alla speranza che germogli anche la possibilità per le donne di essere rispettate come esseri unici.
” La gente qui intorno è persuasa che io sia, per metterla nei termini più gentili possibile, oltremodo eccentrica; perché si è sparsa la voce che passo la giornata fuori all’aperto con un libro, e che occhi mortali ancora non mi hanno mai visto cucire o cucinare.”
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” ...dichiaro solennemente che se mai i miei mobili mi infastidissero perché hanno bisogno di essere spolverati quando io voglio fare qualcos’altro, e non ci fosse nessuno che potesse togliere la polvere al posto mio, li butterei tutti quanti nel falò più vicino e me ne starei seduta con grande soddisfazione a scaldarmi le punte dei piedi alle fiamme,..
Questo lo vorrei fare anch’io!