Community Reviews

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100 reviews
April 1,2025
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This play's value today lies entirely in the fact that it was historically influential, and as a look into Greek culture. There is absolutely no reason to read it for any sort of entertainment or insight for the modern reader - it's basically a hundred pages of nothing but, "Dionysius is amazing".  Antigone lead me to expect Greek classics to have actual moral dilemmas and reasons to be invested in the protagonist (or even, like, a real protagonist to be invested in), but based on this play and what I now know about Greek classics, Antigone is the exception rather than the rule.
April 1,2025
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Euripides hit the nail on the head with this one. Having Oedipus Rex as my favourite tragedy for roughly 7 years now, this quickly flew to take its place. Bacchae is short and easy to read, the concepts easily digestible yet incredibly stark in candour. I do love commentary when it comes to conformity, and this play certainly points out the dualistic clash between control and freedom.
(Overall 4.75/5 stars)
April 1,2025
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Talk shit, get hit, I suppose.

I will also say, reading this right after The Secret History? Very, very appropriate.
April 1,2025
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Sadece Yunan tragedyasının değerli bir örneği değil, Dionysos mitinin de önemli belgelerinden biri olan Bakkhalar, tiyatroya ilham vermiş olması ile bile bir başyapıttır.

Okurken sıkılmazsınız, verdiği mesajla da küçümsemenin insanı nerelere götürebileceğini düşünürsünüz. Bu yüzden ölmeden okumalıyım diye bir listeniz varsa Bakkhalar bu listede olması gereken kitaplardan.

Mutlaka okuyun!
April 1,2025
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,,Када ћу у свеноћном бдењу
повести коло босонога,
вијорити русим косама,
поигравати несташно к'о лане
по зеленим ливадама,
када умакне ловцу, мрежама
и нахушканим псима?"
April 1,2025
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"swoony type,
long hair, bedroom eyes,
cheeks like wine.”
April 1,2025
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آیا در سرود جشن‌های شبانه خواهم توانست پاهای برهنه‌ی خود را همراه کاهنه‌های باکوس بجنبانم؟
«دستانِ همه سراسر خون‌آلود است و گوشتِ تن پنتئوس را چون گوی به سوی هم می‌اندازند. اندام‌های او این‌جا و آن‌جا می‌افتد. پاره‌ایی بر صخره‌های تیز و پاره‌ای بر انبوهِ سوزن‌گون کاج‌های جنگل.»
آه آگاوه، تو چه شوربختی.
April 1,2025
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I read about the god so many are talking about. Interestingly, if I think at the god of the religion of my parents, I feel the automatic urge (?) to write it with a capital G. When thinking about Dionysos, one among other gods, it felt completely naturally to write the word god with a small starting letter.
I got lucky to find this version from Paul Woodruff, somehow translated in a readable way. Like this, it is a quick read. Quick and intense, because Euripides touches a lot of hardcore themes. Moreover the rituals are very descriptive.
I don't possess the knowledge to analyze this tragedy but it is a great piece of work which you simply read breathlessly. But at least now I know what Nietzsche is talking about when he talks about this god and his religion.
Nick Cave could be some sort of my Dionysos. Especially when he plays songs like "Jubelee Street" or "O'Malley's Bar" or "Do you love me".
April 1,2025
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Dionis (Bahus), bog vina i pozorišta. Njemu u čast antički Atinjani dva puta godišnje održavaju festivale tragedije i komedije. Predstave za 17.000 gledalaca kreću od jutra, svaki dan po 3 tragedije i jedna komedija, 4 dana zaredom. Sad, ako je bilo vina koliko i teatra, da li su se gledaoci dovoljno opustili da se i sami uključuju u predstave?

Uglavnom, Dionis, Zevsovo dete, dolazi u Grčku da uspostavi svoju religiju, nakon što je to uspeo u Aziji.
"Pa sam po celoj Aziji
orgije moje nametnuo i kult učvrstio.
Bog sam po liku i obličju.
Tebu sam prvu od svih u Grčkoj izabrao
da je svojoj orgijskoj pesmi potčinim.
Grad mora - protiv svoje volje -
bahanalije da prihvati."


Pentej (zahvaljujući večito čudnim rodbinskim vezama starih Grka, shvataš da mu je to brat od tetke) mu to ne dozvoljava, želi da spreči moralnu propast koju promovišu Dionisove bahanalije. Ali, Pentej nije tu, i Dionis za to vreme zaludi žene Tebe. Njegove bahantkinje odaju počast prirodi ili organizuju orgije, zavisi koga pitaš, a Pentej po povratku uzvikuje: "Vratiću robinje razbojima."

Da skratim i ovako kratku priču, dolazi do sukoba, a nama je jasno ko će izvući deblji kraj. Međutim, najtragičnija osoba ni ovaj put nije onaj koji gubi glavu (bukvalno), već ona koja ostaje za njim (Pentejeva majka Agave).

Iako Euripid odaje počast Dionisu, dvanaestom bogu koji je našao mesto na Olimpu, jasno je da se ovde radi o sukobu varvarske religije i kulture sa grčkom. Nije Dionis ovde neki pozitivac - bahanalije, orgije, nezadrživo divljanje njegovih sledbenika - s druge strane tu je lepota vina, koje "zaustavlja bol, od tuge leči nesrećne, poklanja blaženi san, daje zaborav, a i najveći je lek od jada i podstrekač ratnog elana."

Sviđa mi se još jedan jak ženski lik, posle sjajnih Klitemnestre i Antigone. Stalno nas uče o ograničenom uticaju žena u antičko vreme - čitajući Eshila, Sofokla i Euripida, žene ne zvuče toliko bespomoćno.

Festival grčke tragedije (za jednog gledaoca)
Euripid prvi put izlazi na pozornicu, dočekan ovacijama tog jednog prisutnog. Ako su Eshil i Sofokle moderna grčke tragegije, Euripid je post-moderna, kažu. Nisu mi Bahantkinje najomiljenija tragedija, ali dopada mi se Dionis, taj autsajder među bogovima, a i deo kada majka u bunilu kida sina na delove, može da se meri sa... Pa, kud ćeš tragičnije od toga?

1. Car Edip (Sofokle)
2. Agamemnon (Eshil)
3. Antigona (Sofokle)
4. Eumenides (Eshil)
5. Bahantkinje (Euripid)
6. The Libation Bearers (Pokajnice - Eshil)
7. Oedipus at Colonus (Sofokle)
April 1,2025
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Euripide non è mai stato il mio tragediografo preferito: di lui salverei solo “Medea” (un capolavoro), “Troiane”, “Ecuba” e le due “Ifigenia”, ma per il resto siamo su due fronti opposti: troppo astruso, troppo abusivo il suo uso del “deus ex machina”, troppo intrecciate le trame che spesso non sanno come risolversi, troppo sofista. Euripide è insieme colui che ha decretato la morte della tragedia e il “più tragico dei tragici”, ambedue definizioni aristoteliche che mettono in luce la contraddittorietà del tragediografo e dell’uomo.

È proprio l’ambiguità di Euripide – democratico o assolutista, sofista o anti-sofista, socratico o anti-socratico, religioso o blasfemo e dunque peccatore di “asèbeia”, empietà? – che ha fatto sì che come prodotto finale della sua carriera scrivesse le “Baccanti”, un’opera dal dissacrante simbolismo e dalla disarmante semplicità, tanto che io credevo, a un certo punto, di star leggendo un’opera di Eschilo (semplice nella struttura, archetipica, sacra) libera da ogni forma di laicità e in netto contatto con la tragedia delle origini. Per la prima volta (per quanto ne sappiamo) il conflitto tra Apollineo e Dionisiaco viene rappresentato direttamente in scena, senza che esso debba essere inteso tra le righe: non perché nella tragedia appaia Apollo, ma perché l’elemento razionalistico del pensiero greco – quello che, secondo il Nietzsche de “La nascita della tragedia”, avrebbe decretato la morte di dio – rappresentato da Penteo e dai Tebani, si oppone diametralmente alla spiritualità e alla vitalità sanguigna e sanguinosa di Dioniso. La frase più illuminante dell’intera tragedia è senz’altro: “To sophòn d’ou sophìa”, “La sapienza non è sapienza”, situata nel secondo stasimo, in cui “sophòn” farebbe riferimento al sapere arzigogolato, elaborato, concettoso e dunque inventato dei sofisti – a questo proposito ci viene in aiuto una frase pronunciata da Tiresia: “Non bisogna fare i sofisti con gli dèi!” – mentre “sophìa” farebbe riferimento alla sapienza per quella che è, pura, incorrotta e incorruttibile, non propria degli uomini – nemmeno dei filosofi, visti quasi come dei ciarlatani – ma degli dèi.

Dioniso, infatti, è il dio delle mille contraddizioni: è uomo e donna, è uomo e dio, è dio del vino e dell’ebrezza, ma mentre gli altri si ubriacano, lui resta lucido, e macchina e ingegna nel suo essere una divinità. Dioniso è il dio che nasce due volte – una dal ventre di sua madre, l’altra dalla coscia di suo padre (versione per altro smentita da Tiresia, che ritiene si sia fatta confusione tra “mèros”, coscia, e “òmeros”, ostaggio, regalandoci il primo di una serie di giochi etimologici tanto cari a Euripide) – ed è il dio che muore e risorge per mezzo della madre Rea/Cibele; è il dio del vino celebrato nei misteri eleusini assieme alla dea del grano, Demetra (questi ultimi due riferimenti vi ricordano qualcuno che abbiamo festeggiato recentemente?) ed è, oltretutto, il dio del teatro.
Nelle “Baccanti”, Dioniso rievoca il tragico per quello che è, condannando i Tebani e Penteo per primo a quella consapevolezza che, prima di essere realizzata, deve passare per l’inconsapevolezza, per la follia, per l’illusione di avere consapevolezza senza realizzare quanto sono arroganti e ridicoli i confini della mente umana. Il gioco etimologico tra il nome Penteo e il sostantivo “pénthos”, “dolore” – che condividono la stessa radice del verbo “pascho”, “soffrire” – rende al meglio l’idea secondo cui il mortale che rifiuta dio è causa di tanto dolore per la sua intera città. Dioniso asserisce che Penteo è figlio di una gorgone e di una leonessa: Euripide non soltanto sta riprendendo un “tòpos” letterario, ma anticipa la fine di Penteo, visto non come uomo ma come leone selvaggio, feroce e pericoloso. A suo modo, Penteo è il doppio di Dioniso; tuttavia, la consapevolezza tragica non si manifesta in lui, che si limita a impazzire, ma in sua madre Agave, baccante che dopo il folleggiamento è costretta a guardare la realtà coi suoi occhi di donna redivivi, ormai tragicamente consapevoli di ciò che ha fatto.

L’Euripide visto fino ad ora è un Euripide antico, “eschileo”; eppure, nelle “Baccanti” ritroviamo anche un Euripide moderno, anticipatore e precursore dell’età decadente della “polis” e finanche di quella ellenistica, per i concetti veicolati e per le scelte stilistico-retoriche. Anzitutto, in Euripide c’è un primigenio segnale del superamento platonico delle nozioni di “nòmos”, “legge” e “physis”, “natura umana”: quest’ultime, alla base del conflitto tra Creonte e Antigone nell’”Antigone” di Sofocle, ormai non sono componenti distinte, ma due facce del medesimo tutto. Mentre, per quanto riguarda l’anticipazione dell’età ellenistica, troviamo la tecnica dell’”aition” – amata dai poeti ellenistici, vedasi Callimaco – e la “ringkomposition”: Agave, dopo aver fatto ciò che ha fatto, è costretta a trasferirsi da Aristeo, marito della sorella Autonoe – con cui aveva avuto Atteone, il superbo cacciatore punito da Artemide, macchiatosi di empietà proprio come suo cugino Penteo. Aristeo, protagonista della celeberrima “Fabula Aristei” del IV libro delle “Georgiche” di Virgilio, è lo stesso che ha causato la morte di Euridice, moglie del poeta Orfeo, il quale discende agli inferi per riprenderla e, pur riuscendovi, la perde di nuovo: Orfeo, dunque, si dispera, rifiutando di celebrare i culti degli dèi e di abbandonarsi ai piaceri del vino e dell’ebrezza (storia che ricorre anche nel secondo stasimo della tragedia in esame). Proprio per questo, viene smembrato, trucidato e dunque ucciso. Da chi? Dalle Baccanti.
April 1,2025
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4.5
Adorei! Prontíssima para minha releitura de A História Secreta
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