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La battaglia delle Termopili non ha bisogno di presentazioni. Se ne è parlato molto, forse anche a sproposito: un gesto inutile? Da un punto di vista pragmatico, forse sì, ma questo libro riesce a coglierne e svelarne al lettore il significato più profondo.
La battaglia delle Termopili fu un simbolo, un sacrificio rituale come talvolta si ritrovano nella Storia antica (basti pensare alla Devotio romana) che permise alla civiltà greca di sopravvivere e perpetuarsi, non solo negli atti, ma anche nella memoria. Il sacrificio di un pugno di guerrieri spartani, tespiesi e altri alleati provenienti dalle altre poleis, stretti in quel passo angusto alle Porte di Fuoco, rallentò l'avanzata dello sterminato esercito persiano e risollevò il morale degli altri milioni di greci che, rimasti a difendere le loro città, udirono il racconto della loro strenua resistenza.
Come dice Leonida in questo libro, fu un gesto che segnò il trionfo della libertà sulla schiavitù, che impedì all'Ellade di diventare una provincia periferica dello sconfinato impero. Ma soprattutto, impedì alla secolare identità ellenica di venire inghiottita dal crogiolo persiano, dove già diversi popoli avevano perso la loro autonomia.
Tutto questo, Steven Pressfield riesce a ricrearlo tra le pagine di questo libro. Ricostruisce le condizioni estreme della battaglia, il loro impatto sul morale degli uomini e lo spirito che li ha portati a resistere fino all'ultimo. Ci restituisce i costumi spartani, scava a fondo nella loro mentalità, nella concezione di regalità comune agli antichi popoli europei, e analizza le sfaccettature del coraggio e della paura. Parla di uomini e donne che sanno essere eroici nelle loro fragilità, non perché non abbiano debolezze, ma perché riescono a domarle.
E ci fa capire che forse, se gli Spartani e i loro alleati greci non avessero ottenuto questa vittoria simbolica alle Termopili, adesso la storia europea sarebbe molto diversa.
La battaglia delle Termopili fu un simbolo, un sacrificio rituale come talvolta si ritrovano nella Storia antica (basti pensare alla Devotio romana) che permise alla civiltà greca di sopravvivere e perpetuarsi, non solo negli atti, ma anche nella memoria. Il sacrificio di un pugno di guerrieri spartani, tespiesi e altri alleati provenienti dalle altre poleis, stretti in quel passo angusto alle Porte di Fuoco, rallentò l'avanzata dello sterminato esercito persiano e risollevò il morale degli altri milioni di greci che, rimasti a difendere le loro città, udirono il racconto della loro strenua resistenza.
Come dice Leonida in questo libro, fu un gesto che segnò il trionfo della libertà sulla schiavitù, che impedì all'Ellade di diventare una provincia periferica dello sconfinato impero. Ma soprattutto, impedì alla secolare identità ellenica di venire inghiottita dal crogiolo persiano, dove già diversi popoli avevano perso la loro autonomia.
Tutto questo, Steven Pressfield riesce a ricrearlo tra le pagine di questo libro. Ricostruisce le condizioni estreme della battaglia, il loro impatto sul morale degli uomini e lo spirito che li ha portati a resistere fino all'ultimo. Ci restituisce i costumi spartani, scava a fondo nella loro mentalità, nella concezione di regalità comune agli antichi popoli europei, e analizza le sfaccettature del coraggio e della paura. Parla di uomini e donne che sanno essere eroici nelle loro fragilità, non perché non abbiano debolezze, ma perché riescono a domarle.
E ci fa capire che forse, se gli Spartani e i loro alleati greci non avessero ottenuto questa vittoria simbolica alle Termopili, adesso la storia europea sarebbe molto diversa.